I primi contatti del CSAC con i protagonisti della moda italiana, dalle storiche sartorie dell’Alta Moda romana, agli stilisti del prêt-à-porter milanese, risalgono alla fine degli anni settanta. Le raccolte di questi materiali progettuali, aggregate inizialmente al Dipartimento Media, sono dapprima ubicate nell’Ala dei Contrafforti in Pilotta, ma il loro costante incremento porta gli stessi all’assunzione di una loro precisa identità, ed in quella sede, nasce l’Archivio della Moda, successivamente trasferito al Padiglione Nervi ed ora collocato presso l’Abbazia di Paradigna. Il lavoro di acquisizione dei fondi è proseguito nel corso di tutti gli anni ottanta ed anche nel decennio successivo portando a mettere insieme circa 70.000 pezzi tra figurini, disegni, schizzi, abiti, riviste.
L’ingente lavoro di catalogazione condotto con continuità ed impegno da giovani studiosi, dai ricercatori e dagli stessi docenti, supportati da interventi di specialisti del settore, porterà alla creazione di un modello di ricerca estremamente innovativo, lo stesso che verrà applicato proficuamente alle altre sezioni del CSAC. L’integrazione ed il dialogo continuo fra raccolta dei materiali ed approfondimento scientifico, hanno prodotto una riprogrammazione dei modelli di analisi dei fondi raccolti, determinando una prospettiva storica molto innovativa, una differente politica culturale.
Parallelamente all’incremento delle collezioni viene perseguita, con costanza e puntualità la raccolta di testi specialistici e stampa di settore che vengono ospitati nella ricca biblioteca che, tuttora, ha sede nell’ Ala dei Contrafforti. Il lavoro nella Sezione Moda prosegue e, dal punto di vista strettamente operativo, ci si muove nella raccolta materiale dei fondi che si vanno a prelevare direttamente in loco: case di moda, atelier, aziende presso cui operano gli addetti al settore.
Il lavoro di catalogazione prevede dapprima la suddivisione dei disegni in collezioni annuali: il lavoro è particolarmente complesso in quanto il materiale è eterogeneo, incompleto, disorganico. Si datano i disegni comparandoli con le foto dei modelli pubblicate sulle riviste di moda. L’impegno più complesso attiene gli archivi dell’Alta Moda, soprattutto quello delle Sorelle Fontana, di Schubert e Maria Antonelli. Qui la difficoltà maggiore è rappresentata dalla individuazione delle varie mani dei disegnatori che, negli anni cinquanta, come è noto, prestavano la loro collaborazione presso più atelier. Portato a termine questo lavoro si è proceduto alla catalogazione di ogni singolo disegno ed è stata messa a punto una scheda con i vari dati progettuali e relativa foto del pezzo catalogato.
A partire dalla fine degli anni settanta, nel volgere di cinque, sei anni approdano a Parma gli interi fondi dei grandi protagonisti dell’Alta Moda: Sorelle Fontana, Emilio Schuberth, Maria Antonelli, Renato Balestra, Clara Centinaro, Antonio Pascali, e del prêt-à-porter: Walter Albini; Irene Galitzine, Albertina, Giorgio Armani, Gianfranco Ferré, Krizia, Franco Moschino, Carlo Palazzi, Cinzia Ruggeri, Gianni Versace. Ad essi si aggiungono Rocco Barocco, Nino Caprioglio, Guido Cozzolino (presente con un poderoso corpus di riviste di moda che supera i 4000 pezzi), Valentino e Brunetta Mateldi. Nel 1981, proprio con la mostra monografica di quest’ultima, il CSAC dà l’avvio alla presentazione delle collezioni dell’Archivio della Moda. Brunetta, grande disegnatrice, che attraverso le pagine dell’Espresso (dal 1965 al 1976) “fotografa” con estrema ironia i mutamenti del costume in quel decennio, fondamentale per lo sviluppo della moda italiana.