Il primo nucleo
Il primo nucleo di opere che costituirà la futura Sezione Arte dello CSAC comincia ad essere raccolto a partire dal 1968, quando all’interno dell’Istituto di Storia dell’Arte dell’Università di Parma si progettano una serie di mostre dedicate all’arte contemporanee.
Il progetto, proposto da Arturo Carlo Quintavalle sul modello delle raccolte statunitensi, è quello non solo di indagare il contemporaneo attraverso le più recenti metodologie critiche, ma soprattutto di creare una raccolta pubblica di arte strettamente connessa alla didattica e alla ricerca, quindi al mondo universitario.

Le mostre
Le prime rassegne sono per lo più dedicate ad artisti legati alla Pop Art, che, soprattutto dopo la Biennale di Venezia del 1964, era diventata punto di riferimento anche in Italia, ma con interpretazioni diverse. Ecco dunque le mostre dedicate agli artisti Pop.
Concetto Pozzati (1968), Mario Ceroli (1969), a Lucio del Pezzo (1970), Virginio Ferrari (1971), Mario Schifano (1974), Emilio Tadini (1975), allo spagnolo Rafael Canogar e al pittore scultore e incisore inglese Joe Tilson.

Acquisizioni
In seguito a quelle prime esposizioni gli artisti donano alla raccolta dell’Università un’opera significativa del proprio percorso culturale, così entrano a far parte del patrimonio importanti e numerose opere. Le strategie di acquisizione cambiano all’inizio degli anni Ottanta, quando le mostre organizzate da quello che è ormai diventato il Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università, propongono la presentazione di nuclei consistenti di opere donate allo CSAC. Nel 1977 la sezione Arte conta già oltre 200 opere di 107 artisti, per la maggior parte donate dagli autori stessi e in parte arrivate tramite il proficuo rapporto instauratosi con alcuni dei maggiori galleristi italiani

Il patrimonio artistico
Al CSAC è rappresentato il panorama della cultura artistica italiana del secondo dopoguerra: il realismo con Renato Guttuso, l’astrazione con Carla Accardi, Emilio Scanavino, Mario Radice, Nicola Carrino, l’informale di Giuseppe Santomaso e Arnaldo Pomodoro, l’arte povera con Mario Ceroli, il concettuale di Alighiero Boetti, per citarne solo alcuni. Il procedere ininterrotto delle acquisizioni ha portato la Sezione Arte ad avere oltre 1.700 dipinti, 300 sculture, 17.000 disegni e una consistente bibliografia e documentazione legata a molti fondi, strumenti fondamentali per lo studio, la didattica e la ricerca.

Gli artisti
Non solo gli artisti in seguito a quelle prime esposizioni donano alla raccolta dell’Università un’opera o un piccolo nucleo significativo del proprio percorso culturale, ma alcuni autori implementano i propri fondi integrandoli con opere più recenti, ma soprattutto con pezzi che permettano di documentare l’intero svolgersi del proprio percorso. Entrano così a far parte di questo patrimonio artistico opere come Egg (1961) di Tilson,  La grande Cina (1967) di Ceroli, Disoccupazione (1969) di Canogar, Il sentimento della rivoluzione (1973) di Melotti, Decomposizione del verde (1958) e Canale nero (1953) di Birolli, Superficie opaline (1975) di Castellani, Early Dynastic (1971) di Paolini, ma anche i 30 dipinti e i 300 disegni di Carlo Mattioli, esposti nella mostra a lui dedicata nel 1983, le opere di Gentilini, Tadini, Padova, Sironi con oltre 500 pezzi, e Lucio Fontana. Ancora, Vasco Bendini, Alberto Sughi, Virginio Ferrari.

La sede definitiva
Le opere, dapprima collocate nei locali del Palazzo della Pilotta e successivamente al Padiglione Nervi, sono dal 2007 riunite nella sede definitiva dell’Abbazia di Valserena, conservate in locali a temperatura e umidità costanti e in cassettiere e sono oggetto di studi ricerche e prestiti per esposizioni. La catalogazione e il monitoraggio del patrimonio sono attività fondamentali per la corretta fruizione e conservazione dei materiali e a questo scopo sono stati messi a punto programmi di schedatura non solo per la completa descrizione delle opere, ma anche per la loro gestione, e sono state attivate collaborazioni con i Dipartimenti di Chimica e di Fisica dell’Università di Parma per la diagnostica di vari casi di degrado (in atto o possibili in futuro).

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