Gli Ori di Parma. L’industria. Il cibo. Il lavoro
Foto di Francesco Maria Colombo
Palazzo Pigorini, Parma
11 giugno – 17 luglio e 2 -25 settembre 2016
Il fotografo è un musicista che ha cominciato ad osservare i luoghi dove viaggiava e la gente, soprattutto la gente che incontrava. Gli hanno chiesto di fotografare i luoghi del cibo che stanno attorno alla nostra città e si è reso conto che l’immagine tradizionale di quelle fabbriche, di quei poli produttivi non gli piaceva.
Pensate, ogni volta che vi mostrano, anche in TV, i luoghi dove si conserva il Parmigiano, intendo il formaggio, e ci mostrano quasi sempre una scaffalatura enorme con dentro le forme. Se si pubblicizzano i salumi si inventano famigliole oppure massaie troppo indaffarate per affettare un prosciutto, meglio forse quelli sotto vuoto dentro la plastica. E se si pubblicizza la pasta si passa direttamente agli spaghetti in tavola, magari con un ragù pronto.
Colombo ha pensato di fare in modo diverso. Ha deciso di entrare in fabbrica e seguire il processo attraverso il quale il cibo viene preparato stando attento a costruire, per ogni luogo, un racconto. Così, per la pasta, si comincia con la farina e si continua con le macchine per la lavorazione, e poi gli spaghetti, suonati come un’arpa. E quando si inizia con il pomodoro si comincia dai camion che arrivano e si finisce coi tubetti oppure con lo scatolame in batteria. Lo stesso per il parmigiano, dove la dimensione quasi epica della scena, sopra tutto la preparazione della cagliata e il filtraggio per la creazione della forma da mettere a invecchiare, è quasi un inedito nel racconto della lavorazione. E poi i salumi, con la modellazione sempre manuale del prosciutto o quella di altri tipi di insaccato, dai culatelli ai salami: qui il rischio era altro, proporre scene troppo truculente, i quarti di animale, il sangue, i resti della lavorazione, eppure anche qui Colombo ha saputo scoprire la dimensione misteriosa di quel lavoro, fino alle foto dove i salumi appesi sono in penombra, in una specie di Fort Knox del cibo genuino.
Certo, ci sono anche le alici, il gelato, il liquore, come a dire che Colombo, lavorando a tutto questo per quasi due anni e scattando migliaia di immagini, ha costruito una specie di racconto di un pranzo, di una cena coi cibi che vengono tutti lavorati nel territorio più ricco di storia del nostro settentrione proprio per quanto riguarda la lavorazione del cibo. Tutto vero ma sarebbe sbagliato non cogliere di Colombo alcune scelte: lui non fotografa mai le macchine ma gli uomini che lavorano con le macchine e quindi questa serie di foto va anche vista come una scelta di ritratti di personaggi attorno ai quali, ai loro gesti, alle loro concentrate a volte allegre espressioni, Colombo ha saputo lavorare cogliendone la umanità con intelligente partecipazione. Le fabbriche non sono vuoti sistemi ma luoghi abitati da persone, spesso di razze diverse, di origini differenti, che lavorano insieme con consapevole dedizione.
Da cogliere è poi qualche scelta tecnica: molte volte Colombo, con intelligenza, usa tempi più lenti per rappresentare il movimento, che so, dei pomodori sulle strisce di scorrimento, delle mani che lavorano il caglio, mentre, in altri casi, alterna sapientemente il colore vero a quello attenuato, scandendo con toni bassi certi colori di per sé fortemente carichi, come il rosso. No, Colombo non racconta il mito del fatto a macchina, ma quello dell’uomo che controlla la macchina e crea un cibo intervenendo in ogni fase della lavorazione. Insomma avete davanti un blocco di storie di luoghi diversi, tutti relativamente prossimi a Parma, luoghi nei quali si produce quello che scegliamo ogni giorno di mettere sulla nostra tavola. Solo che, questa volta, sappiamo chi, come, con quanto impegno tutto questo viene fatto.
Se è vero che qui ogni fabbrica propone un suo preciso racconto, una sua storia, si deve dire che di ogni fabbrica si potrebbero moltiplicare per dieci volte le immagini dando voce, gesti, azione alla gente che lavora, giorno dopo giorno, spesso con alta, consapevole specializzazione. Sono loro che inventano, giorno dopo giorno, il nostro -pasto in fabbrica-.
Gloria Bianchino
ORGANIZZAZIONE
Università di Parma
Sistema Museale di Ateneo
IN COLLABORAZIONE CON
Comune di Parma
UNIforCITY
SISTEMA MUSEALE DI ATENEO
Luca Trentadue, delegato del rettore
Marina Gorreri, responsabile
AREA RICERCA, INTERNAZIONALIZZAZIONE, BIBLIOTECHE E MUSEI DI ATENEO
Barbara Panciroli, dirigente
Barbara Rondelli,
Michele Sozzi
ALLESTIMENTO E GRAFICA
Maria Amarante
MONTAGGIO
Coopservice
11 giugno, Piazza Cesare Battisti, ore 16:00
Elena Fava
Dipartimento di Scienze degli Alimenti
“Parma: arte, cultura, musica, terme, gastronomie tipiche. Il racconto turistico della città e del suo territorio nelle carte del fondo dell’APT dell’Archivio Storico del Comune di Parma (ASCPr)”
2 settembre, Palazzo Pigorini, ore 17:30 – 19:00
Cristina Mora
Dipartimento di Scienze degli Alimenti
“Pubblicità dei prodotti alimentari: Il ruolo del consumatore”
9 settembre, Palazzo Pigorini, ore 17:30 – 19:00
Franco Antoniazzi
Dipartimento di Scienze degli Alimenti
“Dalla chimica al gelato puro:
l’innovazione della tradizione gelatiera italiana nel cuore di Parma”
16 settembre, Palazzo Pigorini, ore 17:30 – 19:00
Germano Mucchetti
Dipartimento di Scienze degli Alimenti
“Il formaggio Parmigiano Reggiano, il futuro di una storia che viene da lontano”
23 settembre, Palazzo Pigorini, ore 17:30 – 19:00
Emma Chiavaro
Dipartimento di Scienze degli Alimenti
“I salumi stagionati nella tradizione parmense”